Io so di non sapere, ma in ogni caso il dubbio ma non
l’accettazione acritica di presunte verità ufficiali, è la base di ogni civiltà
umana, nonché il fondamento della ricerca. Quando la scienza è un pretesto
ammantato dal segreto di Stato, quando si nega e si tranquillizza fino
all’imbonimento delle masse. Quanto è piccolo il mondo disumano, dove la
fantascienza (DARPA) ha soverchiato la realtà. Basta scavare un po’ e tutto
torna a rigor di logica, per ricostruire il bandolo della matassa sulla base di
un’esperienza personale diretta, verificabile da chiunque.
Le faglie possono essere visualizzate come dei piani di frattura
lungo i quali si ha lo scorrimento dei due blocchi di crosta terrestre: quando
il movimento è molto rapido si genera un terremoto.
Le cavità dei laboratori, e quelle dell’autostrada, si
trovanoall’interno dell’acquifero del massiccio. Le autorità tricolori non
hanno mai rivelato gli eventuali danni subiti a seguito del sisma dell’Aquila
(309 vittime) e pure adesso tacciono al laboratorio di fisica nucleare che
poggia su tre faglie sismiche. Perchè? Qualcosa danascondere? Si sa solo che
parte del corno piccolo ha subito danni e non era mai successo prima. Chi
controlla i controllori – laureati e analfabeti funzionali – in Italia? Nessuna
anima viva super partes. Dinanzi all’ennesima carneficina (291 morti
accertati attualmente) di connazionali innocenti e di tanti bambini non
si può tacere.
Ad un soffio da L’Aquila, ad un passo da Amatrice e da
Rieti, nelle viscere dell’Appennino, esattamente dentro il sistema geologico
più delicato in assoluto di tutta la dorsale italica, che disseta 1 milione di
persone. In loco le zolle tettoniche sono instabili come in nessun altro luogo
del belpaese. Lì, dove oscillano i neutrini, il regno della Fisica delle
Particelle, dove stanno conducendo in questo momento esperimenti sulle
esplosioni delle Supernovae, lì dove quantità abnormi di energia vengono
convogliate in condotte progettate per studiare l’infinitamente piccolo della
materia e ciò che si nasconde tra etere e le conosciute quattro dimensioni
dello Spazio/Tempo. Lì dove torturano madre Terra, punzecchiandone il sistema
nervoso. Lì dove la scienza crede di poter dominare la forza dell’universo.
Proprio lì, in corrispondenza degli epicentri dei più disastrosi terremoti
recenti italiani. Lì dove certi omuncoli in camice bianco e divisa d’ordinanza
si credono “dei”. Quali sono realmente gli esperimenti in atto attualmente?
Nati da un’idea di Antonino Zichichi, la loro costruzione
ebbe inizio nel 1982 e sono stati costruiti assieme al traforo autostradale del
Gran Sasso. Cinque anni dopo vi si tenne il primo esperimento. I laboratori
sotterranei contengono tre “sale” (sala A, sala B e sala C) le cui dimensioni
tipiche sono di 100 metri
di lunghezza per 20 metri
di larghezza e 20 metri
di altezza. Oltre alle tre sale principali i laboratori sotterranei sono
costituiti da alcuni locali di servizio, da dei tunnel di collegamento (uno dei
quali collega tutte le tre sale ed è sufficientemente grande da permettere il
passaggio di grossi autocarri) e da alcune piccole altre zone sperimentali dove
trovano collocazione alcuni esperimenti di piccole dimensioni geometriche. In
due piccoli tunnel ausiliari, appositamente realizzati, ha trovato collocazione
un interferometro ottico.
Dunque, li ha pretesi Zichichi, lo stesso che ha ospitato
presso il centro Ettore Majorana, la presentazione di un delirante progetto di
“geoingegneria ambientale” messo in pratica in Europa. Infatti, nell’agosto
dell’anno 1997 ad Erice in Sicilia, entrò in scena anche se non proprio
fisicamente Edward Teller, l’inventore della bomba H. Dal 20 al 23 agosto di
quell’anno andò in onda il «22nd International Seminar on Planetary Emergencies»,
organizzato proprio dal fisico Zichichi. L’architrave teorica della guerra non
convenzionale, proibita dalla convenzione Enmod dell’Onu (entrata in
vigore il 5 ottobre 1978) porta il seguente titolo: «Global Warming and
Ice Ages: I. Prospects for Physics-Based Modulation of Global Change».
http://www.rense.com/general18/scatteringEdTellerwithnotes.pdf
Esattamente il 14 settembre del ‘97 fu pubblicato dal quotidiano Il Corriere della Sera, un articolo intitolato «Sparare in cielo uno scudo antiradiazione». Un’illuminata sintesi recita:
Esattamente il 14 settembre del ‘97 fu pubblicato dal quotidiano Il Corriere della Sera, un articolo intitolato «Sparare in cielo uno scudo antiradiazione». Un’illuminata sintesi recita:
«Uno sconcertante progetto del celebre scienziato Edward
Teller per affrontare i problemi dell’effetto serra Sparare in cielo uno scudo
antiradiazione ERICE L’ingegneria planetaria, cioe’ la possibilita’, da parte
dell’uomo, di modificare a proprio vantaggio i grandi sistemi geologici e
geofisici della Terra, e’ una delle chimere della fantascienza. Al Seminario
sulle “Emergenze Planetarie”, che si e’ svolto presso il Centro Ettore Majorana
di Erice, questa chimera e’ diventata un progetto scientifico: “I cambiamenti
climatici, provocati dall’uomo o da cause naturali, possono essere scongiurati
da meccanismi artificiali di regolazione della radiazione solare”. Quali? C’e’
l’imbarazzo della scelta: prodotti chimici, metalli e cristalli, da immettere
in stratosfera o in orbita terrestre, sotto forma di minute particelle. A sottoscrivere
queste singolari affermazioni e’ Edward Teller, uno scienziato di indiscussa
genialita’, anche se si e’ spesso attirato severe critiche per la sua adesione
a programmi di ricerca scientifica e tecnologica finalizzati alla produzione di
nuove armi. Membro del Manhattan Project che porto’ alla realizzazione della
prima bomba atomica durante la Seconda guerra mondiale, padre della bomba H
sperimentata negli anni ’50, piu’ recentemente fra i maggiori supporter dello
scudo stellare, Teller doveva intervenire personalmente al seminario di Erice,
come fa puntualmente da diversi anni, per presentare il suo grandioso progetto
di ingegneria planetaria dal titolo esplicito: “Effetto serra e glaciazioni.
Prospettive per un meccanismo di regolazione dei cambiamenti globali su basi
fisiche”. Gli acciacchi della sua tarda eta’ (compira’ 90 anni a gennaio
prossimo) glielo hanno impedito: al suo posto ha parlato il suo allievo Lowell
Wood, che e’ il secondo firmatario del progetto. Secondo Teller e Wood i tempi
sono maturi per sperimentare una serie di “scatterers”, ossia di dispositivi
per la diffusione della radiazione solare, che possono essere impiegati per
modulare, a piacimento, le temperature medie globali. “Da piu’ parti viene
suggerito che per prevenire il surriscaldamento globale, dovuto alle emissioni
di gas serra nell’atmosfera da parte dell’uomo, si debba ricorrere a riduzioni
dei consumi energetici concordate su basi internazionali. Tali limitazioni
comportano un impatto economico stimato in 100 miliardi di dollari all’anno.
Ebbene noi, a costi inferiori alla centesima parte di questa cifra, suggeriamo
l’impiego di scatterers che rimandino indietro nello spazio circa l’uno per
cento della radiazione solare che oggi arriva sulla Terra: tanto quanto basterebbe
per scongiurare il surriscaldamento globale. D’altra parte quando, come ci si
aspetta, arrivera’ una delle cicliche ere glaciali, un analogo tipo di
scatterers potrebbe essere impiegato per impedire l’uscita di quel tre per
cento della radiazione termica terrestre necessario per mantenere le nostre
temperature medie ottimali e evitare che il nostro pianeta precipiti nel gelo
delle glaciazioni”. Gli scatterers di cui Teller e Wood propongono la rapida
sperimentazione sono di diversi tipi e dovrebbero essere collocati in diversi
luoghi dentro o fuori il pianeta, al fine di verificarne la funzionalita’ e
l’impatto ambientale. Eccoli in ordine crescente di efficienza nella diffusione
della radiazione solare. 1) Spray di ossidi di zolfo (SO2 o SO3) da disperdere
in stratosfera emulando un’emissione simile a quella prodotta dal vulcano
filippino Pinatubo; 2) particelle di alluminio allo stato cristallino (Al2O3)
da immettere in stratosfera attraverso i getti di missili; 3) minuscole
pagliette di metalli a elevata conducibilita’ da distribuire o in stratosfera
oppure in orbita terrestre; 4) palloncini volanti ricoperti di un sottile film
metallico, del tutto simili a quelli usati per gioco dai bambini, da liberare
dal suolo fino alla stratosfera; 5) particelle submicroscopiche di
perfluoroidrocarburi con capacita’ di diffondere la radiazione solare per
risonanza, da collocare in stratosfera. Assicurano Teller e Wood, che nel caso
della collocazione stratosferica, sarebbe possibile variare la quantita’ degli
scatterers anche in funzione della latitudine, in modo da creare una serie di
bande parallele all’equatore e arrivare cosi’ a una “regolazione fine” della
radiazione solare a seconda delle esigenze. Quanto alla massa totale del
materiale necessario per ottenere gli effetti desiderati, essa varia dai
milioni di tonnellate (caso degli scatterers meno efficienti) alle migliaia di
tonnellate (scatterers piu’ efficienti). Cio’ che ha piu’ colpito la platea di
Erice non e’ tanto l’eccesso di innovazione e di stravaganza del progetto (gli
scienziati americani ci hanno abituato a delle fascinose fughe in avanti),
quanto la totale mancanza di sensibilita’ ambientale che lo contraddistingue.
Risolvere l’effetto serra nei termini proposti da Teller significa rimuovere
del tutto la questione degli sprechi e dell’inefficienza energetica, a danno
totale del pianeta che si afferma di voler salvare».
Tutto brevettato negli Stati Uniti d’America (incluso
Eastlund nel 1987) e certificato dalla documentazione militare dell’US. Air Force,
nonché di numerose università nordamericane. Dal rilascio dichemtrails che
rendono l’aria maggiormente elettroconduttiva, in modo tale da consentire alle
onde elf di penetrare nel sottosuolo al fine di provocare terremoti,
previa sollecitazione delle faglie sismiche attive a livello superficiale. Ecco
perché gli ipocentri sono così limitati (4-10 chilometri in
media) e standardizzati dalle impostazioni dei riscaldatori ionosferici. Quindi
si aziona il bombardamento con le onde elf quando i sismografi rilevano
le prime scosse. L’effetto è devastante perché si compie un’amplificazione, a
pochi chilometri sotto la crosta terrestre, di un fenomeno naturale già in atto
che, di per sé, non cagionerebbe un gran danno perché i terremoti naturali
avvengono in profondità. Potenziare un terremoto naturale non lascia prove
della manipolazione, è il delitto perfetto. Cosa può provocare movimenti
tellurici, in linea retta, come in uno schema matematico-geometrico? Solamente
una macchina per i terremoti pilotata da un computer che calcola basandosi su
un modello teorico, anche in tempo reale. I fatti dicono che il giorno prima
del terremoto qualcuno ha notato nell’Italia centrale uno tsunami
elettromagnetico. Se tu vedi delle nubi non conta. Conta che dopo questa segnalazione
c’è stato un devastante terremoto proprio nelle zone dove veniva segnalato un
bailamme di fulmini senza tuoni. Una coincidenza?
Il 19 luglio 2001,
a Genova, durante il famigerato G8 e la contestuale
mattanza dei pacifisti, l’allora primo ministro Berlusconi ha sottoscritto un
accordo segreto sulla sperimentazione climatica con l’inquilino della White
House, tale Bush junior. All’affare partecipano da allora INFN, INGV, CNR, FIAT
(editore del quotidiano La Stampa che nega ovviamente l’evidenza, ora accorpato
dai De Benedetti), Ansaldo Nucleare, Finmeccanica, Enac, Enav, Aeronautica
Militare (a cui è demandato il controllo virtuale dello spazio aereo),
eccetera. Vale a dire quelli che controllano prevalentemente l’economia,
l’editoria, i mass media e l’ambito militare in Italia per conto della NATO (da
cui tutti prendono ordini: quelli in doppiopetto istituzionale, quelli in
divisa d’ordinanza e quelli in camice bianco in particolare i sismologi
istruiti annualmente dagli esperti bellici dell’alleanza atlantica). Anche
altre ex nazioni europee hanno siglato accordi segreti e separati dello stesso
tenore con lo zio Sam.
Il bombardamento elettromagnetico e l’irrorazione del
territorio italiano è decollata a tutti gli effetti, nel gennaio 2002, anche se
già nel 1963 Nasa e Max Planck Institute condussero un esperimento segreto
sulla Sardegna, con dispersione del tossico bario. In tal modo, gli effetti
distruttivi nel belpaese non si sono fatti attendere, come attesta la stessa
ordinanza del presidente del consiglio dei ministri, datata 23 ottobre 2003,
nonché la sequela di atti parlamentari (interrogazioni ed interpellanze) che
dal 2002 ai giorni nostri sono state presentate sulla guerra ambientale in
atto, e in gran parte non hanno avuto risposta da governi eterodiretti di tutte
le salse.
Non è tutto. «Dichiarazione dello stato di emergenza socio-economico ambientale nel territorio delle province di L’Aquila e Teramo interessato dagli interventi necessari alla messa in sicurezza del sistema Gran Sasso» è il titolo di un decreto del presidente del consiglio dei ministri 27 giugno 2003 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale, Serie Generale numero 154 del 5-7-2003), in cui è scritto:
Non è tutto. «Dichiarazione dello stato di emergenza socio-economico ambientale nel territorio delle province di L’Aquila e Teramo interessato dagli interventi necessari alla messa in sicurezza del sistema Gran Sasso» è il titolo di un decreto del presidente del consiglio dei ministri 27 giugno 2003 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale, Serie Generale numero 154 del 5-7-2003), in cui è scritto:
«Rilevato che, in data 16 agosto 2002, all’interno dei
laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso,
durante la fase di test di un impianto
di filtrazione e purificazione
della pseudocumene, nell’ambito dell’esperimento denominato Borexino, si
e’ verificato un incidente comportante il sversamento
nel pozzetto di drenaggio di circa 50 litri di detta sostanza chimica;
Considerate le caratteristiche geomorfologiche del territorio
in cui e’ localizzato il succitato laboratorio e nel quale e’
presente la rete idrica che alimenta l’acquedotto Ruzzo; Considerato che
allo scopo di verificare eventuali commistioni tra le acque
di raccolta dello stillicidio all’interno del laboratorio e l’acqua
potabile destinata al consumo umano, sono state effettuate
delle indagini commissionate dall’azienda consortile dell’acquedotto
del Ruzzo di Teramo, dalle quali e’ emersa
la sussistenza di un collegamento idraulico ed idrogeologico tra
tutte le sorgenti e gli sbarramenti che hanno costituito oggetto di studio;
Preso atto del provvedimento in data 28 maggio 2003 del giudice per le
indagini preliminari di Teramo, con cui e’ stato
disposto il sequestro preventivo della sala C dei laboratori del Gran Sasso;
Constatato che in data 18 giugno 2003
durante le prove di monitoraggio effettuate
dai tecnici della commissione e’ stata
ritrovata una sostanza del tipo
diisopropilnaftalene nelle acque destinate al consumo umano; Considerata
la necessita’ di contenere gli effetti di eventuali
sversamenti di sostanze pericolose proprie delle lavorazioni in corso
all’interno del laboratorio attraverso l’adozione
di misure di prevenzione dei fenomeni di inquinamento, di messa in sicurezza
degli impianti e, se del
caso, mediante opportuni interventi
infrastrutturali; Considerato che, nonostante tutte le forme
di controllo attivate dalla regione Abruzzo al
fine di mettere in sicurezza l’intero sistema
Gran Sasso, e’ necessario porre in essere
interventi di carattere straordinario, al fine di superare il contesto
emergenziale in atto; Considerata, quindi, la ineludibile esigenza
di definire un piano globale di messa in sicurezza
dell’intero sistema, al fine di prevenire eventuali danni
alla salute pubblica… Decreta: Ai sensi e per gli
effetti dell’art. 5, comma 1, della legge 24 febbraio 1992, n. 225, in considerazione di
quanto in premessa, e’ dichiarato, fino al
30 giugno 2004, lo stato di emergenza
socio-ambientale nel territorio delle provincie di L’Aquila e Teramo
della regione Abruzzo per le parti
interessate dagli interventi necessari alla messa in sicurezza del sistema Gran
Sasso. Il presente decreto verra’ pubblicato
nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Roma, 27 giugno
2003 Il Presidente: Berlusconi».
Il giornale L’unità del 10 settembre 2002 titola: «Gran
Sasso, stop agli esperimenti Trovate tracce di inquinamento delle falde
acquifere, la perdita causata da errore umano durante un esperimento Fermi sine
die i laboratori che utilizzano sostanze tossiche, appello del Wwf».
E per non farci mancare nulla emergono perfino le
ecomafie istituzionali. Ecco quanto si legge nell’interrogazione a risposta
scritta numero 4/06719 del 24 giugno 2003, a tutt’oggi senza risposta:
« Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio,
al Ministro della salute, al Ministro dell’istruzione, dell’università e della
ricerca, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere –
premesso che: il Corpo Forestale dello Stato, a seguito di una indagine, ha
rinvenuto e sequestrato in una discarica abusiva, nella provincia di L’Aquila,
tonnellate di rifiuti tossici provenienti dai laboratori dell’Istituto di
fisica nucleare del Gran Sasso; il materiale tossico era stato abbandonato in
tre località: Tempera, Sassa e Pettino, in quest’ultimo caso nelle vicinanze
dell’ospedale San Salvatore; in alcuni fusti di plastica è stato rinvenuto olio
misto a Trimetilbenzene, parte del materiale tossico è finito anche nel
terreno; si tratta dello stesso olio che secondo la Direzione dei laboratori
del Gran Sasso era stato versato «per errore umano» in un tombino e che si era
infiltrato nella falda idrica che alimenta gli acquedotti abruzzesi; le
sostanze tossiche scoperte in tre discariche abusive sono un pericolo per
l’uomo in particolare per il possibile inquinamento delle falde acquifere;
l’Istituto di fisica nucleare del Gran Sasso si era rivolto ad una ditta de
L’Aquila per smontare e smaltire un macchinario utilizzata per l’esperimento
«Macro», compresi i rifiuti tossici contenuti nei fusti, la ditta incaricata
attraverso imprese subappaltanti avrebbe dovuto trasferire tutto in discariche
autorizzate, in realtà l’olio tossico e nocivo è in parte finito in discariche
abusive e in parte a due raffinerie di Milano e Napoli che lo hanno acquistato
come olio «puro»; già lo scorso 29 maggio 2003 il corpo forestale aveva
sequestrato la sala C dei laboratori del Gran Sasso a seguito della verifica
delle regole di sicurezza riscontrate assenti, e per questo l’attività di
ricerca sospesa e i laboratori chiusi -: se i Ministri interrogati non
ritengano necessario e improrogabile procedere all’immediata messa in sicurezza
dei laboratori dell’Istituto nazionale di fisica nucleare del Gran Sasso; quali
iniziative intendano intraprendere affinché fatti come quelli accaduti in
relazione allo smaltimento di rifiuti tossici e nocivi dei laboratori del Gran
Sasso non abbiano più ad accadere in quanto rappresentano un rischio
gravissimo».
Il sito online dell’Istituto nazionale di fisica
nucleare snocciola la seguente pappardella in pasto ai creduloni:
«I Laboratori Nazionali del Gran Sasso (LNGS), uno dei
quattro laboratori dell’ INFN, sono i più grandi laboratori sotterranei del
mondo in cui si realizzano esperimenti di fisica delle particelle, astrofisica
delle particelle e astrofisica nucleare. Situati tra le città di L’Aquila e
Teramo, a circa 120 km
da Roma, i Laboratori sono utilizzati come struttura a livello mondiale da
scienziati provenienti da 22 paesi diversi; attualmente ne sono presenti circa
750 impegnati in circa 15 esperimenti in diverse fasi di realizzazione. Le
strutture sotterranee sono collocate su un lato di un tunnel autostradale lungo
10 chilometri
che attraversa il Gran Sasso, direzione Roma, e consistono di tre grandi sale
sperimentali, ognuna delle quali misura circa 100 m . di lunghezza, 20 m . di larghezza e 18 m . di altezza e tunnel di
servizio, per un volume totale di circa 180,000 metri cubi .
I 1400 m .
di roccia che sovrastano i Laboratori costituiscono una copertura tale da
ridurre il flusso dei raggi cosmici di un fattore un milione; inoltre, il
flusso di neutroni è migliaia di volte inferiore rispetto alla superficie
grazie alla minima percentuale di Uranio e Torio presente nella roccia di tipo
dolomitico che costituisce la montagna. Compito dei Laboratori del Gran Sasso è
di ospitare esperimenti nel campo dell’ astrofisica nucleare e fisica delle
particelle… Principali argomenti di ricerca dell’attuale programma sono: la
fisica dei neutrini naturalmente prodotti nel Sole e in esplosioni di
Supernova, e lo studio delle oscillazioni del neutrino attraverso un fascio di
neutrini provenienti dal CERN (programma CNGS), la ricerca della massa del
neutrino in decadimenti doppio b senza emissione di neutrini, la ricerca sulla
materia oscura e lo studio di reazioni nucleari di interesse astrofisico».
Questo laboratorio è sotto la tutela del ministero della
difesa, ovvero della guerra sotto mentite spoglie, differentemente da tutti gli
altri laboratori di ricerca italiani. E non vi è modo che un ente indipendente
o civile possa accedervi per controlli, in violazione della convenzione europea
di Aarhus, ratificata dalla legge italiana 108 del 2001.
Il piano di emergenza esterna della prefettura dell’Aquila,
sia pure datato, avverte che si tratta di un impianto a rischio di incidente
rilevante:
«L’attività di detta Azienda risulta, allo stato attuale,
soggetta agli obblighi di cui agli art. 8 del D.Lgs. 334/99 e successivo D.Lgs.
238/2005 di modifica ed integrazione, in quanto in essa sono depositate
sostanze pericolose in quantitativi tali da rendere possibili scenari
incidentali significativi ai fini della pianificazione di emergenza esterna».
I laboratori sotterranei dell’Istituto nazionale di fisica
nucleare sono fra i più grandi e importanti del mondo e si trovano a circa 1.400 metri nel cuore
del massiccio roccioso centrale del Gran Sasso, sotto la vetta del Monte
Aquila, e si articolano in tre sale sperimentali, lunghe 100 metri per 20 di
larghezza e 20 di altezza. All’interno sono montati macchinari per le
rilevazioni sulle particelle che riescono ad attraversare la massa di roccia
della montagna, che di fatto filtra o addirittura elimina quelli che vengono
chiamati “rumori di fondo”, permettendo di studiare processi fisici molto rari
o difficili da scoprire. Qui lavorano circa 60 persone, men tre altre 20 fanno
capo ad aziende esterne che collaborano regolarmente
per i laboratori, ai quali si aggiungono ogni anno circa 500 ricercatori,
provenienti da tutte le parti del mondo.
Ricapitolando in sintesi. Alle 10,20 del
16 Agosto 2002, nella sala C del Lngs si verifica un
incidente durante la fase di test di un impianto di filtrazione e purificazione
della pseudo- cumene (ossia trimetilbenzene 1, 2,3: una sostanza largamente
utilizzata nella produzione di resine ma che in laboratorio serve per rivelare
i neutrini): circa 50 litri
di questa sostanza raggiungono un pozzetto di raccolta delle acque reflue e da
qui si riversano nel torrente Mavone. L’incidente rende
evidenti le falle e i potenziali pericoli del sistema
di filtrazione e purificazione dell’acqua di lavorazione (ne serve molta per
gli esperimenti e per il raffreddamento delle apparecchiature),
perchè si sono rilevati più punti di contatto fra la
condotta di scarico dei laboratori con la
falda che alimenta l’acquedotto del Ruzzo, ed anche con la rete stessa
dell’acquedotto.
Per questo, nel maggio 2003, il giudice per le
indagini preliminari di Teramo dispone il sequestro preventivo
della sala C, spingendo tutte le autorità – locali e nazionali – a un
intervento concreto, e per ora concordato, di messa in sicurezza dell’intero
sistema. Nel giugno 2003, un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri
dichiara Area di emergenza socioeconomico e ambientale
il territorio delle province dell’Aquila e di Teramo,
portando alla nomina di un Commissario straordinario
con il compito di definire
l’esatta consistenza dell’incidente e le
cause che l’hanno determinato, e di predisporre poi un piano di
interventi per la bonifica delle aree eventualmente inquinate e il superamento
definitivo dell’emergenza. Il tutto da avviare
entro il dicembre 2005, quando termina lo stato
di emergenza, utilizzando poteri straordinari di
protezione civile.
Strettamente collegato al sistema Gran Sasso è il progetto
di un terzo traforo, previsto dalla legge 366 del 1990, che ha stanziato 110
miliardi di lire per realizzarlo; il progetto è
rimasto però sulla carta, per la forte opposizione degli enti
locali e delle associazioni ambientaliste, e così è
ancora, nonostante nel 2001 sia stato inserito fra i progetti prioritari della
Legge Obiettivo. I motivi di tanta opposizione riguardano innanzitutto il sistema
idrogeologico del Gran Sasso e i danni creati con la costruzione dei laboratori
e delle due gallerie autostradali. L’acqua del Gran Sasso alimenta infatti gran
parte degli acquedotti che servono le province di
Teramo, L’Aquila e Pescara, ed è destinata all’uso quotidiano di circa 1milione
di persone oltre che ai due principali poli economici della
provincia di Teramo, quello agroalimentare e quello turistico.
I lavori hanno però intaccato le potenzialità di questo
enorme bacino, ritenuto il più grande
serbatoio idrico d’Abruzzo e fra i maggiori d’Italia: secondo un dossier
del Wwf, gli scavi hanno determinato la perdita di
enormi quantità di acqua, che nella fase di cantiere ha raggiunto i 2.150 litri al
secondo sul versante teramano e 750 litri al secondo su
quello aquilano (con conseguente allagamento delle gallerie e
sospensione dei lavori); uno studio eseguito nel 1983
dalla Compagnia mediterranea prospezioni, per conto della Cassa per il
Mezzogiorno, ha poi rilevato un abbassamento della falda acquifera di circa 600 metri (dagli
originari circa 1.600 metri agli attuali 1.060),
con conseguente flessione della portata delle sorgenti, variabile dal 25 per
cento di quella del Pescara al 60 per
cento di quelle del Ruzzo e di Casale San Nicola. L’Aquila rimanga senza acqua
in primavera e nei periodi di secca, mentre Teramo non riesce a
soddisfare le necessità della costa se non con la
depurazione di acque superficiali. Davanti a un danno così profondo sono
evidenti le preoccupazioni per ulteriori scavi nella stessa area.
Ed è istruttivo il seguente atto parlamentare:
«Interrogazione a risposta in Commissione 5-01995 presentata
da NICOLA CRISCI mercoledì 14 maggio 2003 nella seduta n.309 CRISCI, MARIOTTI,
BORRELLI e BELLINI. – Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio,
al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca. – Per sapere –
premesso che: il 16 agosto 2002, nel corso delle attività di sperimentazione e
ricerca che si svolgono presso i laboratori dell’Istituto Nazionale di fisica
nucleare (INFN) nel Gran Sasso d’Italia, si è verificato lo sversamento di
liquidi riversatisi nel fiume Mavone, affluente del fiume Vomano, in provincia
di Teramo; a seguito di questo incidente l’Amministrazione Provinciale di
Teramo ed il WWF Abruzzo hanno avviato una procedura giudiziaria e la
magistratura ha aperto un’inchiesta tesa ad accertare la verità sulla dinamica
dei fatti accaduti il 16 agosto 2002; con ordinanza del 27 dicembre 2002 il
Presidente del Tribunale di Teramo ha nominato consulente tecnico d’ufficio
(CTU) l’ingegnere Berardo Naticchia con l’incarico di procedere
all’accertamento sull’apparato sperimentale «Borexino» per verificare se da
esso si fosse determinato il 16 agosto 2002 lo sversamento di liquidi
individuando gli elementi ed il luogo degli scarichi; in data 29 aprile 2003 è
stata depositata la relazione di accertamento tecnico preventivo redatta
dall’ingegner Naticchia e nelle conclusioni rassegnate dal C.T.U. sono state
esposte, tra l’altro, le seguenti considerazioni: a) che effettivamente vi è
stato uno sversamento di liquidi, confluiti nell’impianto di smaltimento e di
lì in parte direttamente nel sistema idrico esterno ed in parte verso i
circuiti dell’impianto della centrale idrica; b) che sorgono dubbi circa la
completezza della ricostruzione fornita dagli operatori dei Laboratori
dell’I.N.F.N., anche perché il registro delle annotazioni non è integro e
talune annotazioni sembrano apposte in tempi non sincroni con gli accadimenti;
c) che vi sono sostanziali discordanze, per ciò che riguarda i liquidi
sversati, tra le affermazioni degli operatori dell’I.N.F.N. e le risultanze del
C.T.U., in quanto compaiono sostanze non compatibili con le operazioni
descritte e riportate nel log-book dell’I.N.F.N.; d) che altri aspetti, emersi
durante le operazioni di accertamento, destano particolare preoccupazione in
quanto non hanno trovato da parte del C.T.U. una inequivocabile spiegazione e
potrebbero richiedere ulteriori approfondimenti; è appena il caso di ricordare
che l’incidente del 16 agosto è il primo che viene portato compiutamente
all’attenzione dell’opinione pubblica, ma è necessario non dimenticare che solo
nel corso dell’esperimento MACRO, svolto dal California Institute of Technology,
si sono determinati ben dieci «processi anomali» con perdite di olio ed altre
sostanze, secondo i dati rilevati sul sito web del CALTECH ed inoltre che,
all’interno dei laboratori del Gran Sasso, sono stoccati ingenti quantitativi
di sostanze ritenute pericolose; le conclusioni a cui perviene il C.T.U.
rafforzano una serie di interrogativi sulla valutazione dell’entità del rischio
per la popolazione e per gli stessi addetti ai laboratori, sul grado di
pericolosità derivante da reazioni ed interazioni tra le sostanze utilizzate e
l’ambiente, sulla possibilità di inquinamento delle falde acquifere con
conseguente perdita di preziosa acqua potabile, sull’esistenza di piani di
emergenza e sull’efficacia del sistema dei controlli praticati -: se non ritengano
necessario assumere ogni utile provvedimento teso ad eliminare la persistente
situazione di pericolo, anche attraverso la immediata sospensione delle
attività di sperimentazione dell’I.N.F.N. nei laboratori del Gran Sasso
d’Italia e, nel contempo, predisporre gli atti necessari alla sola
realizzazione delle opere funzionali alla messa in sicurezza definitiva dei
laboratori, attraverso l’utilizzo delle risorse economiche previste dalla Legge
n. 366 del 29 novembre 1990.(5-01995)».
C’è almeno un giudice a Berlino, o comunque divino?
Fonte: Su La Testa
riferimenti:
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